«Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)
(Commenti a cura di alcuni giovani di Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Agesci, S. Egidio)
QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA Detta "di Lazzaro" - Gv 11, 1‐53
In quel tempo. Le sorelle mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Lo sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
COMMENTO
L’impatto con questo vangelo ci trova da subito stupiti per la simpatia umana con la quale il Signore Gesù intende incontrare il dramma umano: la Sua commozione e la Sua partecipazione costituiscono l’esempio di un’umanità piena, capace di guardare al dolore in tutta la sua imponenza. Un’umanità, la Sua, portatrice di uno sguardo inedito ed originale: davanti allo sconforto dei familiari di Lazzaro che implorano un Suo intervento, Cristo risponde introducendo una modalità nuova di guardare la realtà capace di andare oltre e sondarne l’intimo significato. E’ all’interno del rapporto di fede che avvince il Figlio al Padre che Cristo può guardare alla morte di Lazzaro come alla via perchè si manifesti la gloria di Dio. Ancor più stupefacente è notare come Cristo non si fermi a questo, perchè probabilmente la resurrezione di Lazzaro da sola non sarebbe bastata. Egli desidera che quello sguardo, illuminato dalla luce della fede, divenga lo sguardo di coloro che incontra. Davanti alle nostre incertezze, proprio come davanti a Marta, il Signore ci chiede di fare memoria della sua incrollabile affidabilità:"Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?" domanda con tono fermo.
DOMANDE
Ci riconosciamo destinatari e portatori di questo sguardo in grado di trasfigurare la realtà, o pigri ci accontentiamo di uno sguardo miope e fugace davanti a quanto ci capita?
PREGHIERA
Signore, imploriamo il dono della fede perchè chi crede vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perchè viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta. Amen
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SABATO della IV settimana di Quaresima - Mt 19, 13-15
In quel tempo. Furono portati al Signore Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.
COMMENTO
Ripercorriamo oggi i primi passi del cammino che Gesù sceglie di compiere con decisione verso Gerusalemme. Protagonisti dell'incontro con Lui sono i bambini, ma anche gli adulti che si schierano su due posizioni contrastanti: da una parte gli adulti che permettono ai "più piccoli" di incontrare Gesù e dall'altra quelli che impediscono loro questo incontro. È interessante provare a mettersi nei panni degli uni e degli altri per assumere con serietà l'invito rivolto da Gesù a ciascuno di noi: essere "come loro" per far parte del regno dei cieli. Essere come quei bambini non coincide con il contrario di "essere adulti": significa invece essere uguali a loro nella fiducia totale verso un Padre che non crea impedimenti o distinzioni nel dono del suo amore. Penso agli occhi e ai cuori colmi di attese di quegli adulti che non desideravano altro per i loro piccoli, per imparare nuovamente loro stessi a dire sì a Gesù e a lasciarsi condurre da Lui. Così accade per tutti gli altri "piccoli" della nostra e loro società: i poveri, i disperati, gli affamati, gli emarginati, i malati, ecc. Dio non si dimentica di loro, non smette di pregare e di imporre su di loro le sue mani colme di amore.
DOMANDE
Ciascuno di noi è responsabile dei "più piccoli" all'interno della nostra società (bambini, ammalati, emarginati, ecc.). So condurli all'incontro con Gesù o divento motivo di impedimento?
Coltivo nel cammino della mia crescita umana e spirituale quella fiducia incondizionata verso il Padre che ci rende veri costruttori e custodi del regno dei cieli?
PREGHIERA
"Padre mio, io mi abbandono a Te, fa' di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio [...] è per me un'esigenza d'amore il darmi, il rimettermi nelle tue mani, senza misura, con una confidenza infinita, poiché Tu sei il Padre mio". (Charles de Foucauld)
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QUARTO VENERDÌ di Quaresima
Durante i venerdì di quaresima ci lasciamo interrogare da un brano della passione secondo Matteo e dalla figura di un santo che ci aiuta a camminare verso la Giornata Mondiale della Gioventù.
Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo (27, 39-50)
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo:
«Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d'Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: "Sono Figlio di Dio"!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano:
«Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
TESTIMONE: EDITH STEIN (S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE)
Nacque a Breslavia nel 1891 da una famiglia ebrea. Atea dai 14 anni, studiò filosofia come discepola del fenomenologo Husserl. Nel 1921 si convertì al cattolicesimo. Nel 1933 entrò al Carmelo di Colonia col nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Deportata ad Auschwitz, il 9 agosto morì nella camera a gas.
Il Salvatore stesso [...] ha parlato della Croce. [...] Quando diceva: "...prenda la sua croce e mi segua", la croce è qui assunta come simbolo di tutto ciò che ci è difficile, gravoso e così fortemente contrario alla natura da risultare per chi se lo addossa quasi una marcia verso la morte. E questo peso, il discepolo di Gesù deve caricarselo in spalla ogni giorno... L'annuncio della morte presentava viva davanti agli occhi dei discepoli l'immagine del Crocifisso, e la presenta ancora oggi a chi legge il Vangelo. Da esso si sprigiona un silenzioso richiamo alla vita a una risposta. [...]
La forza redentiva [della croce] è il potere di risvegliare alla vita coloro nei quali la vita divina era stata uccisa dal peccato. Tale energia redentiva della croce è implicita nel Verbo della Croce, ma attraverso questa parola investe tutti coloro che l'accolgono aprendosi alla sua azione [...]; in loro si trasforma in energia radiante vitale e formativa.
da Scientia crucis
Lasciami, Signore,
seguire ciecamente i tuoi sentieri,
non voglio cercare di capire le tue vie: sono figlia tua.
Tu sei il Padre della Sapienza e sei anche mio Padre,
e mi guidi nella notte: portami fino a te.
Signore, sia fatta la tua volontà:
"Sono pronta", anche se in questo mondo non appaghi nessuno dei miei desideri.
Tu sei il Signore del tempo, il momento ti appartiene,
il tuo eterno presente lo voglio fare mio, realizza ciò che nella tua sapienza prevedi:
se mi chiami all'offerta nel silenzio, aiutami a rispondere,
fa che chiuda gli occhi su tutto ciò che sono,
perché morta a me stessa, non viva che per te.
(Preghiera d'abbandono)
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